I miei libri e racconti
Vegani contro carnivori, carnivori contro vegani: dalla prima puntata del programma televisivo MasterChef Italia del 2011, nel contesto della grande crisi economica, passando dall'expo alimentare di Milano del 2015 fino ai giorni nostri. Il progressivo degenerare dei rapporti tra i seguaci delle due diete, attraverso due differenti stili di vita, sfocia in una guerra mondiale tra le fazioni e porta il genere umano sull'orlo dell'estinzione. Solo una gara, una sfida estrema, può ristabilire l'ordine con i BOARD GAMES, i giochi della tavola. Snowboard, surf e skateboard tra supremazia alimentare, vicende sentimentali, slanci di generosità e imprevisti di Madre Natura vedranno sfidarsi 10 ragazzi selezionati dal nuovo ordine mondiale. Autore e narratore si fondono in un crescendo di emozioni, dalle vette innevate del massiccio del Monte BIanco, alle rapide di fiumi impetuosi, fino all'arrivo. Il traguardo in una località alpina francese per contendersi la vittoria che sancirà i benefici apportati dalla dieta migliore agli occhi del mondo.
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Il terrazzo dei nanetti rappresenta “l’episodio pilota” di una serie volta ad approfondire particolari curiosità di antiche civiltà nel contesto di avvincenti avventure..
Questo “romanzo”, esordendo dalla routine quotidiana, vi condurrà in un mondo fiabesco, come novelli Gulliver.
Con un balzo dal mondo reale verrete catapultati in un universo parallelo popolato da curiosi esseri e la tridimensionalità dell’ambiente improvvisamente vi travolgerà.
Una comune terrazza condominiale adornata di vasi di fiori (glicine, edera, gelsomino, geranio, lavanda...) per incanto diventerà il fantastico habitat di nanetti e strane creature avvolti in una rigogliosa flora dalle incredibili caratteristiche, un territorio selvaggio ricco di colori, forme, odori dall’aspetto incontaminato e primordiale. Il protagonista incontrerà nuovi amici, Pignolo, Muscolo, Sprofumolo, Prezziemolo, Tranquilo e Polemico, ognuno rappresentativo delle doti che il proprio nome ispira.
La storia si svilupperà poi tra i misteri dell’antico Egitto fino allo scontro finale con il terribile Gnomoll creatura ibrida dall’aspetto terrificante.
Una storia coinvolgente vissuta tra fantasia e realtà con diverse situazioni ispirate da fatti di attualità.
Un continuo susseguirsi di colpi di scena che vi porterà oltre i vostri confini razionali al gran finale.
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Nel primo episodio della saga del “terrazzo dei nanetti”, si parla dell’incredibile scoperta di un universo parallelo.
Un nuovo mondo con luoghi favolosi, che portano il lettore ad esplorare deserti infuocati, foreste impenetrabili e impervie montagne.
In una cornice surreale di cieli di lillà, nuvole di rosa, vette di fiori, popolato da creature fantastiche, come formicani e cavalcalette e come sotterragni e limaccionti.
In questa seconda puntata, i luoghi sono in parte veri, i riferimenti sono tratti da attendibili fonti storiche, i personaggi sono frutto esclusivo della fantasia senza alcuna relazione alla vita reale, con un'unica variabile che ci proietterà in un'altra epoca per vivere una nuova coinvolgente avventura… il tempo.
Entreremo in contatto con la civiltà maya nel suggestivo e spettacolare Messico.
Oltrepassando il confine temporale sono ad augurarvi un buon viaggio.
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Il mistero della pagoda del loto, episodio finale della trilogia della civiltà, vi sembrerà inizialmente una normale cronaca di viaggio, ambientata tra la Taylandia vacanziera meta del più sfrenato divertimento e la Cambogia del dopo Pol Pot vogliosa di rinascere dopo gli orrori del regime dei khmer rossi. Proseguendo nella lettura vi troverete invischiati quasi impercettibilmente dentro un’avventura più grande del nostro tempo, oltre i confini puramente geografici, impegnati nella ricerca ossessiva del vostro io secondo le più classiche delle tradizioni orientali.
Il finale rappresenta la parte fantasy della storia per la presenza di personaggi immaginari diretta eredità delle puntate precedenti comunque riconoscibili nella vita di tutti giorni nelle persone che quotidianamente ci circondano. Il tema di base si mantiene invece profondamente radicato alla realtà seguendo le linee guida tracciate da Greenpeace sui problemi ambientali.
L'epilogo sarà una lotta serrata con la vostra stessa coscienza per salvare il pianeta.
Un opera per certi versi spirituale da seguire attentamente nella sua globalità e nelle piccole sfumature celate tra le righe.
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La trilogia della civiltà rivela immediatamente nel titolo, una duplice chiave di lettura. Una finestra sul passato tra misteri usi e costumi di antichi popoli, ed un velato invito ad un'educazione mirata al rispetto della natura e alla difesa dell'ambiente in cui viviamo.
Dalla quarta di copertina, gli antichi popoli.
Antico Egitto
“Sono in una stanza, con le pareti completamente ricoperte di geroglifici, si distinguono in alto, vicino al soffitto dipinto di blu e ricamato di stelle come il cielo, le formule tratte dal libro dei morti, dove il faraone è seduto di fronte ad un’immensa bilancia.
Sotto i bracci della bilancia ci sono le rappresentazioni di Anubis, la guida delle anime dalla testa di sciacallo e di Horus, il figlio di Osiride, dalla testa di falco. Un piatto della pesa contiene un oggetto a forma di piccolo vaso, simbolo del cuore del defunto, considerato la sede dell’intelligenza e quindi istigatore delle azioni dell’uomo e della sua coscienza, sull’altro piatto c’è la piuma di Maat, emblema della verità.”
Misteri Maya
Dal clima di euforia del dopo gara, la situazione cambia però repentinamente in un atmosfera di follia collettiva all’arrivo del grande sacerdote Montezumolo e del suo seguito composto da uomini in arme. Il suo ingresso in campo è accolto da urla sempre più incalzanti, i soldati prendono il capitano della squadra perdente e lo conducono verso il grande tempio delle iscrizioni. Ci mescoliamo alla moltitudine di gente che segue in processione lo svolgersi degli eventi e giungiamo ai piedi della piramide con gli sguardi rivolti verso la sommità. Mi vengono in mente le letture sui terribili sacrifici dei popoli maya e spero ardentemente che non accada quel che penso.
La civiltà Khmer
La curiosità, l’impazienza, la frenesia per la vicinanza di quella che a giusta ragione viene definita l’ottava meraviglia del mondo antico, ci spingono prepotentemente a contrattare un taxi per il primo sopralluogo al sito. Angkor rappresenta uno dei luoghi archeologici più vasti e ricchi Del mondo, apice della millenaria civiltà khmer e massima espressione artistica dell’intero sud est asiatico. Angkor in sanscrito significa “la capitale”, fu eretta da esperti ingegneri che sapientemente tracciarono un efficace sistema idraulico per mezzo del quale accumulavano acqua durante il periodo delle piogge monsoniche, quattro mesi all’anno, per poterla poi utilizzare nel periodo di siccità. Una rigorosa geometria di bacini rettangolari costruiti con dighe, terrapieni, canali, serbatoi per la raccolta delle acque. Questa città costituì per circa 700 anni il centro dell’impero khmer registrandone fedelmente la travagliata sorte di sconfitte e trionfi, seguendo splendori e decadenza, col sorgere e il rovinare dei templi ed edifici. Quello che rimane di tante vicissitudini è un patrimonio archeologico ed artistico enorme oltre ogni desiderio di bellezza e grandiosità.
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PREFAZIONE DI DANILO"MASO"MASOTTI
Credo sia tutta colpa di Cristani, si proprio lui, Marco Antonio o addirittura Marcantonio Cristani, il nostro prof di italiano nei primi due anni della mesta ragioneria, scuola superiore che non so per quale motivo frequentavamo, anzi lo so: ci eravamo iscritti al Tanari perché un diploma da ragioniere è pur sempre un diploma da ragioniere e se non hai voglia di fare l’università, a vent’ani puoi sempre cercarti un lavoro.
Mica come il liceo.
Dicevo, Marcantonio Cristani invece di chiederci le solite cose scritte sui polverosi volumi di antologia, ci interrogava facendoci parlare delle nostre passioni, tre interrogazioni a quadrimestre denominate ATTIVITA’ ESPRESSIVA dove ognuno poteva vomitare a ruota libera quello che gli passava per la testa, non importava cosa, l’importante era parlarne davanti a tutta la classe.
E Marcantonio ascoltava, ascoltava, ascoltava… e in questo modi si faceva un’idea di noi più di tutti gli altri professori.
Ci stava forse psicanalizzando?
Non lo sapremo mai.
Un grande Marcantonio Cristani.
Ha fatto dei danni Marcantonio Cristani.
Si, perché per merito suo adesso ci sono persone come me e Stefano Medici che invece di dedicare anima e corpo al lavoro che gli serve per vivere, preferiscono scrivere libri di evasione.
Evadiamo.
Dura la vita del ragioniere, se non l’avete provata, non potete sapere di cosa sto parlando, giornate sempre uguali, numeri che cambiano, ragioni sociali, codici fiscali, partite iva, registri, contabilità ordinarie e semplificate, note spese, schede carburanti, cartaccia da inserire in un compiuter che elabora e ottiene altri numeri da elaborare, costi, ricavi, utili, perdite, stati patrimoniali.
Aiuto.
Per fortuna sono riuscito a scappare da questa professione durissima, ma Stefano è ancora lì, stoico, cinque giorni su sette in trepida attesa di uichend, ponti, festività soppresse e soprattutto dell’estate, il momento dell’anno in cui si sente veramente vivo e con la moglie (e adesso anche con il figlio in attachment) prende un aereo e vola il più lontano possibile da scrivanie e numeri che gli prendono la gola.
Le sue vacanze, articolate tra cielo, terra e mare rendono Stefano particolarmente vivo e frizzante, perforandogli pelle, pori e meningi, impossessandosi di lui e trasformandosi da semplici appunti di viaggio in avvincenti avventure che hanno come protagonisti i fantasmi dei popoli antichi con i quali Stefano ha una particolare empatia.
Poi ci sono i nani da giardino, anzi i nanetti, altra ossessione benigna di Stefano, veri e propri mentori dello scrittore, guide spirituali e bonarie che lo conducono dove nemmeno lui avrebbe mai immaginato.
Stefano è un osservatore, prende nota e getta su carta queste esperienze sciamaniche facendo sognare anche chi, come me, con il corpo non viaggia mai così lontano e ci ricorda che la vita è un’avventura degna di essere vissuta in ogni istante, sottolineando l’importanza delle piccole cose, proprio quello che ci insegnava Cristani tanti anni fa e non avevamo gli strumenti per capire.
Ora, grazie a questa trilogia possiamo vagare anche noi con corpo e mente tra presente e antiche civiltà e se cominciamo anche noi a far caso ai messaggi subliminali dei nanetti del nostro giardino, scopriremo cose che noi umani…
Danilo “Maso” Masotti
Autore di Umarells e Codice bologna
www.danilomasotti.com
INTRODUZIONE DI RAFFAELE RUSSO
Con vero piacere mi accingo a scrivere questa introduzione alla trilogia di Stefano Medici, autore bolognese che casualmente ho conosciuto sui siti Internet di Yourbooks e MyBook dove egli aveva presentato la sua prima opera “Il terrazzo dei nanetti”. L’occasione, nata da primi reciproci commenti sulle nostre produzioni letterarie presentate su quei siti, ci ha permesso poi di approfondirne la conoscenza attraverso lo scambio dei nostri libri, guidati dalla confidenza su un’ispirazione di base certamente comune, Come definirla? Forse un desiderio di restituire alla cornice della realtà e al quadro della vita quotidiana, spesso vissuto come obsoleto e dai più osservato distrattamente, il colore, la fantasia e la pregnanza simbolica che vi si racchiudono come dono preziosoper coloro che amano cercare e cogliere il senso che è nelle cose e nel contempo al di là delle cose stesse. La lettura de “Il terrazzo dei nanetti” è stata una piacevole, prima esperienza che mi ha rivelato non solo l’estro creativo, ma anche lo spessore culturale e etico dell’Autore il cui senso ludico ed esplorativo dell’avventura, come metafora esistenziale, si presenta già nell’immagine di copertina della sua opera introduttiva, opportunamente chiarito anche nel testo della bandella interna al libro (“Per godere appieno la lettura di questo libro si consigliadi lasciare la mente libera di oltrepassare i propri confini razionali. Torniamo a credere alle favole, proviamo a sognare ad occhi aperti.”) Così, quando l’Autore mi ha proposto di scrivere l’Introduzione all’intera trilogia nella sua nuova forma editoriale ho accolto volentieri il compito di leggere i volumi già pubblicati, oltre “Il terrazzo dei nanetti”, anche “El campo della pelota” e “Il mistero della pagoda del loto” e di trarne spunto per alcune riflessioni di tipo introduttivo. La trilogia dei nanetti nell’immediato si presenta in una veste tra lo scherzoso e l’avventuroso, facendo leva certamente sulla parte ludica, sul fanciullino interiore e su quel pizzico di fantasy che ognuno di noi, consapevolmente o meno, accoglie in sé. Tuttavia questa dimensione, sicuramente simpatica e genuina, non è tutto, ma propriamente una occasione introduttiva, una soglia su aspetti della nostra umanità, della storia di diverse culture, dell’ambiente e del mondo in cui viviamo che Stefano Medici descrive, documenta e commenta con grande competenza, saggezza e sensibilità. I nanetti, dapprima incontrati dall’Autore – giusta metafora! – non in un mondo altro, ma esattamente sul terrazzo di casa, tra i vasi del glicine, dell’edera e dei gerani, come dire nella quotidianità, rappresentano le guide, gli accompagnatori simbolici, le sfaccettature e le risorse del Sé, ciò che ogni persona può rintracciare nella propria interiorità, se si rende disponibile all’avventura della ricerca di ciò che può dare senso, risposte e spessore al dono dell’esistenza. Il mondo dei nanetti è un microcosmo nel quale si riflette e si delucida il macrocosmo della vita quotidiana e nel contempo uno stimolo per comprendere quanto sia insufficiente accontentarsi dell’aspetto fenomenico delle cose, senza coglierne gli spunti significanti, indirizzati verso ciò che sta oltre e che nella trilogia sono ben rappresentati da mappe, iscrizioni, tracce da interpretare. Tale interpretazione, che l’Autore molto appropriatamente vede realizzata attraverso la decifrazione di simbologie e linguaggi dimenticati, consente non solo l’attraversamento della soglia critica, ma anche ciò che potremmo definire come illuminazione, insight e sviluppo della comprensione del Sé. Tutto ciò viene realizzato nell’avventura della trilogia attraverso il viaggio, tema metaforicoe rappresentativo dell’esistenza che qui assume implicite risonanze dantesche, nell’attraversamento diterritori simbolici – veri inferni, purgatori e paradisi - e giungere finalmente alle altezze di una conclusione semplice, convinta e appassionata: ”Lottiamo tutti per salvare il pianeta” (Safe the planet). Non posso che associarmi a tale invito, traendo dalla metafora dei nanetti un messaggio importante: oltre la soglia delle cose di tutti i giorni, quelle che spesso distrattamente abbiamo sotto gli occhi, riteniamo scontate e magari banali, si apre un universo infinito di occasioni per una migliore comprensione della nostra realtà esistenziale, del mondo in cui viviamo e delle preziose risorse che vanno riconosciute e tutelate.
Raffaele Russo
Faenza, 22 settembre 2009
Raffaele Russo è nato a Faenza nel 1947 città dove tuttora vive con la famiglia.Presso lo stesso Editore Casanova - Faenza ha pubblicato “Chiese” (2005), itinerario allegorico e meditativo nella dimensione del Sacro, “Tra la Pietramora e Monte Mauro” (2007), dodici fiabe ambientate nello scenario di Faenza e dintorni, e “Una manciata di bristulini” (2008), ricordi della vacanze estive trascorse a Bellaria, Riviera Adriatica di Romagna, tra gli anni ’50 e ‘60.
Psicologo - psicoterapeuta ha svolto l’attività professionale per oltre un trentennio presso i Servizi Socialie Sanitari dell’ambito territoriale faentino.
Sito web: http://www.raffaelerusso.it
VASCO RIALZO SULLA PAGODA DEL LOTO
Ho letto, non per caso, il libro Il mistero della pagoda del loto di Stefano Medici. Confesso che non ne sapevo niente. Avevo capito dal suo sito che è un sognatore, ama viaggiare, gli piacciono i nanetti (!), è rispettoso dell’ambiente. Ebbene, queste quattro “cose” le ho trovate tutte nel suo romanzo. E fin qui nessuna grande sorpresa. Curiosità e stupore sono giunti, invece, dinanzi all’originale e inaspettata combinazione che Stefano s’è inventato, mescolandole con immaginazione e intelligenza. Sogno pulsante, viaggio reale, fantasia libera, ecologismo serpeggiante tingono il suo scritto in un quadro veramente imprevedibile e creativo. Bella, poi, ‘sta storia dei nanetti. Pure a me piacciono [vedasi Chilliens...], anche se i miei danno cattivi esempi di vita. Quelli di Stefano sono, al contrario, portatori di evidenze sane e virtuose, sempre più distanti dal mondo in cui viviamo. M’è piaciuto ‘sto libro. Mi sa che Stefano sia un po’ matto. A tratti sembra quasi che abbia due teste: l’una razionale e terrena, l’altra immaginaria e virtuale. Quest’ultima fondamentale per vivere meglio e non fermarsi mai. Continua così.
Vasco Rialzo