RED EN TOR
Nome in codice della missione: RED EN TOR
Super eroe: Nicolò Zaccaria.
Location: Venezia.
Potrebbe essere lo spot di un nuovo film d’azione, invece è la realtà dell’ultima impresa del bagnino della riviera adriatica.
Red-en-tor = rosso in giro (osando un’ipotetica traduzione multilingue europea): il moscone rosso, in giro per il mondo.
Di cosa si tratta? Da Casalborsetti a Venezia, a colpi di remi.
Partendo dalla costa romagnola alla vigilia della Festa del Redentore, per affrontare le 71 miglia (114 km.) che separano la Serenissima fino al lido ravennate, in moscone, e arrivare proprio in occasione del tradizionale evento lagunare, voluto per la prima volta dal senato veneziano nel 1576, come ex voto per la liberazione della città dalla peste.
Per raggiungere grandi traguardi, per compiere imprese impossibili, occorrono impegno, costanza e determinazione, miscelati ad un pizzico di sana follia. Qualità difficilmente compatibili e rare da riconoscere. Caratteristiche, che forse alcuni non vedono nel bagnino, Nicolò Zaccaria, a cui si vogliono attribuire solo indubbie qualità fisiche, ma poca disciplina e professionalità, scordandosi degli innumerevoli salvataggi compiuti nel corso degli anni. Per fortuna ci sono giorni che cambiano la storia, per indirizzare gli eventi verso un nuovo corso.
01/07/2012: data della finale del campionato europeo di calcio, tra la compagine spagnola campione in carica e la sorprendente Italia. E’uno di quei giorni, non per la compagine del c.t. Prandelli, bensì per Nicolò e io vi posso confermare la presenza delle predette qualità nel suo DNA.
Chi sono per dirvi ciò?
Beh! Sono uno come tanti. Stefano, un amante del mare, anzi di più: un vero e proprio appassionato viscerale dell’azzurro elemento, capitato quasi per caso dentro questa avventura!
Siamo ormai prossimi alla vigilia della nuova impresa che il nostro eroe del mare, portabandiera della tradizione romagnola, è in procinto di affrontare. Nome in codice dell'evento: il redentore, ovvero provare a raggiungere Venezia, per l'annuale festa, a bordo di un moscone. Risalire la costa partendo dai lidi ravennati sino alla laguna veneta, sfidando le insidiose correnti del grande fiume, il Po.
Ho deciso di seguire da vicino gli sviluppi di questa prova, per poter vivere in diretta la realizzazione del sogno concepito dalla vulcanica mente dell'amico Zaccaria. Un'amicizia nata sulle spiagge dove lavorava come angelo custode dei tanti bagnanti, e poi maturata nel tempo al seguito dalla sua esuberante gioia di vivere. Dopo approssimativi contatti e difficoltà crescenti incontrati nei preparativi, provo ad inviargli un informale messaggio SMS per sondare i progressi dell'operazione:
"Ciao Nik, sarai in tensione per la partita, forza Italia! Riusciamo a vederci al volo, prima del fischio d'inizio?". A mezzogiorno ancora nessuna risposta. Decido di andare a correre in attesa di novità. Al rientro, controllo il telefono e vedo una chiamata persa. Digito prontamente il numero sul display e dall'altro capo del cellulare, in leggero affanno, risponde Nicolò: "Ciao, grande, ti ho chiamato prima, quando sono passato per Lido di Dante."
"Ciao Nicolò, dove sei adesso?" - ribatto.
"Sono alla Bassona, oggi è previsto l'ultimo allenamento duro, prima del 13, devo arrivare sino a lido di Classe con il pattino zavorrato. Sono carico, anche se stanotte sarà dura tornare a casa al buio, da solo; il tempo non passa mai."
"Ma come! Ti perdi la partita, la finalissima?"- incalzo perentoriamente.
"Ho una radiolina, mi farà compagnia nel rientro, e potrò sentire gli aggiornamenti, poi quando arriverò al capanno dove ormeggio il moscone, Giancarlo, il professore, mi racconterà i dettagli".
"Grandissimo! Allora ci risentiamo in settimana per accordarci, tieni duro, sei un mito!".
E così, mentre una nazione intera si apprestava a prendere posizione davanti ai teleschermi, pronta a vivere il sogno europeo, pronta a celebrare un nuovo miracolo italiano con l'ennesimo gruppo di fenomeni, un altro atleta era impegnato a preparare un'impresa epica, meno famosa, ma sicuramente più genuina e romantica… della vita privata del buon Balotelli!
13/07/2012 Vigilia della festa del Redentore. Ore 8.00. Appuntamento sotto la torre di Marinara, lo splendido porto di Marina di Ravenna.
Il cielo mette in mostra un bel turchese, ideale per caricare il morale di chi aspetta una buona giornata di sole per tentare l'impossibile. La zona appare immersa in una calma surreale, difficile da riscontrare in un week end estivo, ma oggi tutto pare enfatizzare l'avventurosa partenza. O forse, più plausibilmente, è veramente arrivata la crisi, tra spread e accise. Come dire: meglio i Monti del mare! Battute a parte, giro attorno a quello che per me simboleggia un faro, ma altro non è che una torre di controllo del traffico portuale. Cerco di individuare la barca, il gruppo, che possa rappresentare il punto di rendez-vue, ma non intravedo nessun movimento nel deserto totale. Ripiego all'interno della galleria in attesa di sviluppi, che non tardano ad arrivare nella forma di uno squillo del cellulare.
"Pronto, dove sei?", mi chiede tranquillo Nicolò.
"Sono a Marina di Ravenna, sotto la torre bianca e azzurra, e voi dove vi trovate?" - rispondo.
"Gli altri son già lì. Non hai visto la barca con tutti gli sponsor attaccati sulle fiancate? Io vi aspetto a Casal Borsetti, pronto con il moscone. Ci vediamo fra un po'".
Torno nuovamente sulla banchina e questa volta vedo la barca, il magnifico yacht Nanan, dal nome della ditta del proprietario. Imbarcazione di lusso, 18 metri, oltre le mie più esagerate aspettative. Si trovava in quella posizione anche prima, ma non sapendo di associare un aristocratica signora del mare alla popolar impresa, era passata come invisibile al mio vago sguardo. Risaltano in bella vista gli striscioni di Celli sport, pizzeria Moriconi, e bagno Merida.
"Sei lo scrittore, l'amico di Zaccaria?" - mi domanda una persona venendomi incontro.
"Sì, sono io, salve a tutti! Entro dal cancello?" - rispondo con fiero tono di soddisfazione.
Scrittore è una parola sopravvalutatissima, che però fa sempre piacere sentire.
Mi accoglie Tony, un signore biondo, occhi azzurri, buona forma fisica, abbronzatura dorata da uomo di mare, vaga somiglianza con Harrison Ford. Mi fa gli onori di casa. E’ l'armatore, il proprietario. "Sciapo Tony."
Salgo a bordo e prendo posizione degli spazi a disposizione, poi faccio le prime presentazioni con lo staff dell'impresa.
Oltre a Tony c'è Michele, il capitano. Serio, aspetto burbero, trasmette grande sicurezza dietro la corazza che indossa. La mansione gli conferisce poteri decisionali, la responsabilità dell'imbarcazione e dei passeggeri. Nei prossimi giorni sarà un importante punto di riferimento. "Molliamo gli ormeggi Miky, avanti tutta!" – ripeto fra me e me, sorridendo, con spirito tinto da un pizzico di carrierismo e vanità.
All'interno della cabina c'è l'allenatore di Nicolò, Marcello Ottaviani, che paventa una buona forma, un aspetto curato. Forse si sono allenati assieme, penso. Mi mostra la divisa ufficiale della squadra, gentilmente offerta dalla caffetteria pasticceria Punta Marina: maglietta bianca, colletto a vu, bella, elegante, con la bandiera italiana sul lato. La indosso prontamente per entrare nello spirito del gruppo. La tensione del personal trainer è percepibile nel suo sguardo, preoccupato ma deciso.
"Forza coach, il fischio d'inizio è prossimo!" – mi verrebbe da gridare, quasi a voler stemperare quell’ansia da prestazione che in qualche modo percepivo.
Sul Ponte di poppa ci sono Andrea e Stefano Ridolfi, di Rimini, sponsor e fan sfegatati del Zac, fieri rappresentanti dello spirito di questa terra. Trasmettono grande allegria ed entusiasmo. Ora stanno fotografando, postando, cinguettando con i loro tablet: sono dei tablet trainer!
"Cip, Cip ragazzi, su – le – ma – ni! Tutti assieme, FORZA ZAC!"
Sempre sul ponte di poppa, discreto, ma sicuro nelle movenze, si muove tal Gino Bolognesi, pizzetto bianco e abbronzatura importante, consulente esperto navigatore. Mansione ufficiale: lupo di mare a supporto del GPS di bordo ed è l'unico che ha percorso diverse volta la rotta programmata. Sembra tutto pronto, ma ancora non salpiamo, manca qualcuno…qualcosa?
Improvvisamente, dalla banchina iniziano a caricare valigie, borsoni, zainetti e sofisticate attrezzature. Sono arrivati i video reporter: Stefano Montalti dell'omonimo studio fotografico e la compagna Maria Pellegrino, estremamente professionali, armati di potenti teleobiettivi capaci di fermare il tempo e di immortalare l'attimo perfetto. Arrivano da non so dove, appaiono provati, ma non volevano mancare assolutamente. La squadra è al completo, non resta che avviare i potenti motori e recuperare i parabordi.
Leviamo le ancore, accompagnati dal classico rumore di sferragliamento della catena, quel suggestivo suono che precede la navigazione e tutto il carico emozionale che accompagna ogni partenza. Ci avviamo lentamente verso l'uscita del porto, indicata dalle boe di segnalazione verdi e rosse. Mentre varchiamo quel limite, il solito brivido mi pervade il corpo: è l'adrenalina che sale sulla soglia dell'ignoto, in vista dell'estremo.
Prendiamo il largo, sull'onda di un crescente entusiasmo, motore di ogni grande impresa. Siamo consapevoli di scrivere, o meglio di vivere una nuova pagina di storia. Puntiamo dritti verso Casal Borsetti, località di partenza dell'avventura “Redentore” ed anche spiaggia dove Zac ha prestato servizio come bagnino ad inizio carriera. Ormeggiamo appena fuori dalle scogliere del lido. Sulla destra si allunga il molo del ristorante Giumè. Prontamente chiedo informazioni a Michele e Tony sul menù. Un trionfo di pesce fresco, cozze, vongole, serviti a pochi metri dalla superficie del mare. Con l'acquolina in bocca segno sull'agenda un'ipotetica data, invogliato dai racconti di Michele e Tony. Sulla sinistra si estende la spiaggia di sabbia, divisa in quattro piccoli stabilimenti a misura di vacanza. Si nota un folto numero di persone fare capannello attorno a qualcosa, o meglio a qualcuno. Si tratta del nostro eroe, grande agitatore di masse, in piedi, fiero, sul fido moscone rosso fuoco come nella più classica tradizione. Sui gavoni gemelli risalta la scritta gialla: NICOLO’ ZACCARIA 01, seguita dagli sponsor: Banca Popolare di Ravenna, bagno Merida, Punta Marina Terme e dallo stemma del Russi calcio, squadra di cui Nicolò è allenatore. Il logo di Ravenna 2019 completa la rassegna come sponsor culturale dell'impresa. Caliamo in acqua il tender dove salgono il coach, i fotografi Stefano Montalti e Maria per documentare lo start, il lupo di mare Gino, che prende il comando della piccola imbarcazione e Stefano R. e Andrea per sostenere il gruppo.
Ormai è tutto pronto. A terra, di fronte al bagno Calipso, è già spettacolo. Presente l'assessore comunale allo sport Guido Guerrieri, che dopo una breve presentazione di rito, da il via all'evento. Il moscone prende il mare trascinato a braccia tra due ali di folla festanti, in una coreografia montata ad arte. Un segnale indica la direzione: Venezia.
Manca ancora qualcosa, la benedizione divina. Presto fatto: il parroco della località, don Giovanni, saluta Nicolò sul molo di Casal Borsetti e l'impresa ha inizio.
Attiviamo il cronometro elettronico per la misurazione ufficiale del tempo, noleggiato all’associazione cronometristi Ravenna e montato sul ponte di poppa della barca. Da questo momento in poi il suo scandire dei minuti e il trascorrere delle ore sarà il nostro punto di riferimento per vivere in diretta la cronaca degli eventi.
00.00.01 go!
Le condizioni meteo non sono delle migliori. Un garbino montante alza onde preoccupanti, mettendo in apprensione gli animi dei componenti del team. Personalmente il garbino mi riporta alla mente un'uscita in windsurf che ha trovato immense difficoltà nel rientro e il senso di impotenza di fronte agli elementi favorisce l'insorgere di un pizzico d'apprensione. Paradossalmente però, nei primi poderosi colpi di voga, il vento e la corrente, domati dalla sapiente tecnica di Zaccaria, sembrano dimostrarsi buoni alleati. Un ritmo costante, quasi frenato ad occhi inesperti, ma potente e profondo nella realtà dei fatti, porta risultati insperati.
Ore 0.57. Il GPS in consolle ci indica una distanza percorsa di 5 miglia. Impressionante, incredibile, oltre le più ottimistiche aspettative, forse un errore degli strumenti, ma è tutto in ordine. E’ fantascienza, è Zac l'extraterrestre! Questo primo parziale, carica ulteriormente il nostro atleta, e ridona fiducia alla squadra. A bordo proviamo a stemperare quella leggera tensione creata dalle avverse condizioni atmosferiche e dalle cariche emozionali che precedono l'azione, con un brindisi ufficiale allo start.
"Alla tua Zac, forza che ti aspetta un Po' di Gnocca (località geografica)!"- grida Gino dalla barca.
Cin, cin, tra l'euforia generale, mentre muscoli lucenti, imperlati di sudore, mulinano ininterrottamente tra i flutti del mare.
Viaggiamo abbastanza distanti dalla costa, tanto che a stento riesco ad individuare punti di riferimento familiari. Per fortuna, ad ogni dubbio Gino ci illumina, è il nostro faro. Dopo Casal Borsetti, una grande area verde apparentemente incontaminata e selvaggia evidenzia la foce del fiume Reno; sì, proprio il fiume che attraversa la mia città, Bologna. Un'area militare domina invece il tratto seguente di costa prima dei lidi ferraresi: Spina, Estensi e Porto Garibaldi. La barca procede lentamente, a strappi, un po' di gas poi stop, un po' di gas poi stop, per seguire il passo del moscone. Zac esterna una grande carica, anche in virtù della consapevolezza maturata dai duri allenamenti sostenuti nei mesi precedenti, che hanno portato una definizione fisica esplosiva e grazie a quel pizzico di sana follia che non ha bisogno di allenamenti. La sua euforia contagia tutti, facendo sembrare una passeggiata la grande impresa. Ma la spada di Damocle, rappresentata dal meteo, continua ad incombere sulla testa del nostro eroe, minacciose nubi coprono ora il cielo, ed un fastidioso vento pare incrementare la sua forza.
Ore 1,46 La voga procede costante, Nicolò alterna tratti di remata da seduto, a tratti in piedi, tutto secondo i piani, ma spuntano le "ochette".
"Cosa sono le ochette?", chiedo a Gino.
"Vengono chiamate ochette le onde con la schiuma bianca in cima, indicano un mare che inizia a salire, a mostrare la voce. Non è un buon segno" - risponde il lupo di mare.
Anche sul moscone Nicolò pare accusare il peggiorare delle condizioni atmosferiche e sente il bisogno di parlare per distrarsi un po', per allontanare i pensieri negativi che vanno annuvolandosi nella sua mente. Caliamo il tender dove prendono posto Gino e Marcello per fornire il necessario supporto psicologico. La marcia procede.
Ore 2.20 Il mare si è ingrossato ulteriormente, è difficile persino mantenere l'equilibrio sul moscone, le onde combinate alla corrente scuotono la piccola imbarcazione con preoccupante leggerezza. Osservando le evoluzioni del pattino dall'esterno, sembra impossibile poter pensare ad una conclusione positiva della prova. Per fortuna, il sole, torna a sorridere al nostro eroe, che inscenando uno dei suoi classici riti, gli porge omaggio col suo inimitabile saluto. Il saluto al sole di Zaccaria è un insieme di pose modello Usain Bolt, accompagnate da grida di carica, molto espressivo, molto coinvolgente. La tecnica di navigazione, nel frattempo, si è adattata alle condizioni, portando il moscone a surfare elegante sulla superficie del mare. La spinta delle onde è impressionante. Tra una discesa e l'altra, pose da Poseidone con il remo al posto del tridente, infiammano la squadra.
"Forza Zac, sei tutti noi! Venezia, stiamo arrivando!" - urliamo tutti assieme dalla barca.
Intanto, anche il piano energetico alimentare segue il programma studiato a tavolino. Dalla cassetta grigia preparata con cura da Nicolò e custodita al sicuro sulla barca, attingiamo le prime risorse: acqua in grande quantità per reintegrare i liquidi persi, Enervit per il recupero energetico e cappello rosso per… il sole, credo, o la cabala, forse, è difficile interpretare l'estroverso personaggio. Nel frattempo, nella comodità del ponte di poppa, l'istrione Ridolfi dispensa massime ad un interlocutore telefonico: "Se Dio c'è, la ruota gira per tutti, stai tranquillo, forse per te si è inceppata prima di nascere". Essendo il Ridolfi parte dell'ingranaggio del motomondiale, la metafora della ruota è presto spiegata, credo. Di sicuro, però, l'ingranaggio che sembra ben oliato è la macchina Zac, che continua la sua azione inarrestabile.
Ore 3.07 Il Nettuno della Romagna accusa un principio di stanchezza, forse più mentale che fisica. Viaggiando lontano dalla costa, a bassa velocità, il paesaggio diventa monotono, il calo di tensione è normale. Per donare nuova carica, gli facciamo avere la cassetta grigia degli integratori, acqua e Gatorede, lo scrigno dell'energia, la sicurezza interiore. Zac lo sistema sotto il sedile, e rinfrancato, riparte di slancio.
Ore 4.00 Al primo intermedio, in grande anticipo sulle più rosee previsioni, un velato ottimismo rasserena gli animi. A mantenere viva la tensione, ci pensa il cronometro elettronico che all'improvviso si azzera. La tecnologia pare abbandonarci. Volendo filosofeggiare, potremmo dire che il primo obiettivo di Nicolò è stato raggiunto. "Più natura, attività all'aperto, meno internet, meno elettronica ". Anche se in realtà, la perdita del punto di riferimento temporale, lascia tutti un po' smarriti. Per fortuna, dopo alcuni tentativi intervenendo su bottoni di settaggio, riusciamo a ripristinare il timer. La fotografia dell'intermedio potrebbe tranquillamente essere lo spot di un sogno: il mare blu, forte e potente, l'eroe coraggioso sul suo cavallo, e noi come lo spot di una nota pubblicità, seduti in prima fila, sui divani del lussuoso yacht Nanan.
Ore 5.00 E' il momento della sosta pranzo. Riuniti attorno al tavolo allestito a poppa, ci gustiamo un'ottima minestra preparata da Michele. Squisita, superlativa. Non so perché, ma in tutte le uscite
che ho fatto in barca, le vivande sono sempre state eccellenti. Tutto d'un tratto inizio a vaneggiare sulle radici della famosa frase: "pasta del capitano"… vuoi vedere che... Anche Zac, senza abbandonare il moscone, consuma la sua razione di carboidrati, alimento indispensabile per caricare d'energia il fisico e, dopo un pantagruelico bis, riparte con rinnovato vigore.
Ore 5.45 All'orizzonte si vede la gigantesca ciminiera della centrale termoelettrica di Porto Tolle, si innalza al cielo per 250 metri. Risulta essere la struttura in muratura più alta d'Italia. E’ il nostro punto di riferimento: miriamo dritti verso quella direzione. Nella tabella energetico alimentare è il momento del ferro. Memorabile la frase del Zac: "il ferro mischiato agli elementi del mio corpo forma una lega impressionante".
"Grande Zac, sei una forza" - grida al megafono il motivatore Stefano R.
"Il sinistro è appena entrato in pressione, il destro sta entrando in pompa magna." - risponde tra l'esultanza generale Nik.
Ore 7.00 Ci dividiamo per passareil "campo minato", rappresentato dall'allevamento di mitili della zona. E’ uno scenario particolare: centinaia di boe punteggiano la superficie dell'azzurro elemento, creando l'effetto di un labirinto impenetrabile. Con la barca dobbiamo allargare per non impigliarci in cavi e reti, mentre il moscone può tenere la traiettoria retta, non avendo elementi di pescaggio nello scafo. Il difficile sarà tenere a bada la voglia irrefrenabile di sauté di cozze. La corrente spinge contro, è molto forte, il momento è veramente duro anche perché da affrontare in assoluta solitudine. E' una lotta sovrumana che costa tante energie.
Ore 8.00 Il "torrione" della centrale di Porto Tolle rimane una chimera, sembra di poterlo toccare con mano, ma al tempo stesso la distanza non diminuisce. E' una costruzione impressionante e risalta ancor maggiormente nella piana della costa. Questo particolare stato di empasse contribuisce all'affiorare di un po' di nervosismo nel capitano Michele, preoccupato di raggiungere le dighe di Chioggia prima dell'imbrunire, e quindi poter evitare le secche della foce in navigazione notturna.
Ore 9.00 Il sole inizia la sua discesa specchiandosi sul mare. Se dovessi scegliere un’immagine per ricordare l'impresa, prenderei questa. L'infuocato astro solare che riflette i suoi raggi sulla superficie del mare, la sagoma di Zac, in piedi, fiero sul moscone, l'imponente camino della centrale e i sorrisi sinceri dei presenti a bordo. Credo che anche i compagni di viaggio la pensino come me. Stefano M. e Maria P. salgono sul tender per uno spot, foto-time. Attimi di magia.
Ore 10,00 Un reset accidentale del cronometro sballottato dalle onde anticipa un brutto presagio: notiziari, bollettini annunciano bora, con mare forza 5, previsti per l'indomani. Inizia una lotta contro il tempo per raggiungere le dighe di Chioggia, prima delle schiere di Eolo. Il Nanan dovrà nuovamente girare al largo per evitare le insidiose secche, mentre Zac potrebbe stringere la sua traiettoria per risparmiare strada, ma la notte incombe. Occorre prendere una decisione sul come procedere. La forma fisica dell'atleta è ottima, il morale è alto, lo spirito agguerrito. Chi vincerà la sfida tra l'uomo e il mare?
Ore 12.00 Una breve sosta per fare il punto sulla situazione e sopratutto per cenare, in questo idilliaco ambiente, carica ulteriormente Zac che, fatto il pieno di carboidrati e con l'adrenalina a 1000, parte a testa bassa, come un toro alla carica, senza ascoltare consigli, verso l'oscurità. "Zac aspetta, prendi almeno il cellulare!" A nulla servono i richiami di coach Ottaviani.
Cala la notte, il buio sfuma tutti contorni, cancella tutti i profili, si perdono i contatti. “Houston, abbiamo un problema.”
Ore 14.00 Sono ormai due le ore di black out, nessuna traccia, zero contatti, solo una grande ansia che serpeggia tra le file della squadra. Proviamo a perlustrare la zona, ritorniamo indietro, quando ad un certo punto tutti sensori di segnalazione suonano come impazziti. Bip, bip, bip. Sono attimi di concitazione.
"Cosa sta succedendo?"- chiedo a Stefano R. sul ponte di prua dove eravamo appostati a scrutare il mare alla ricerca di qualche segnale di Nicolò. "Una secca!" è il grido che si alza dalla cabina.
Il capitano, con abili manovre, porta il Nanan in sicurezza. Ci fermiamo per fare il punto e decidiamo di ancorare in prossimità della diga nella speranza d'incrociare il passaggio del moscone. Marcello è visibilmente provato, ma anche tra gli altri c'è molta preoccupazione. Cerco di mantenere la tranquillità, pensando razionalmente alla situazione. Siamo in prossimità della costa e Nicolò, oltre che un atleta di primo livello, è pur sempre un bagnino in grado di mettersi in sicurezza all'evenienza. E' chiaro che le variabili accidentali da tenere presente sono tante e contribuiscono a mantenere alto il livello di apprensione, ma un po’ di ottimismo non guasta. A tal proposito non aiuta l'avvicinarsi di una barca di pescatori, comparsa dall'oscurità delle tenebre. Ad una richiesta d'informazioni, la risposta alimenta ulteriore panico, riferendo delle condizioni meteo proibitive, addirittura apocalittiche, al di la delle dighe. Il tempo passa inesorabile, ci interroghiamo sui dettagli sottovalutati, strumenti di segnalazione visiva, acustica, mezzi di comunicazione, scordando per un attimo il lato naturalistico, essenziale della sfida: l'uomo contro il mare. E quando tutto sembra rimandato alle prime luci dell'alba, il miracolo accade. Sentiamo in lontananza, nel buio della notte, la voce di Nicolò rispondere agli appelli continui, amplificati dal megafono di bordo.. Quello che sembrava oggettivamente impossibile, trovare il classico ago nel pagliaio, la goccia nell'oceano, era accaduto: la squadra era di nuovo unita. Ripartiamo con Zac in scia alla nostrabarca sotto la luce dei riflettori di poppa. "Io vi vedevo, ma voi no, ho ritrovato la pila adesso, mi ero scordato che l'avevo messa in tasca nella foga dell'azione, comunque son sempre rimasto tranquillo", ci racconta con grande ardore il nostro eroe. Il coach Ottaviani finalmente può tirare un sospiro di sollievo.
Ore 15.00 Ci addentriamo nel labirinto della laguna di Chioggia. Non si vede niente, a fatica si inquadrano le boe di segnalazione. Per fortuna una nave pilota del porto ci indica una banchina dove ormeggiare per una sosta tecnica di qualche ora. Anche se Nik è in piena esaltazione agonistica, viene tenuto alle briglie dal capitano che programma la ripartenza in sicurezza alle prime luci dell'alba. Mentre tutti crolliamo tra le braccia di Morfeo, un moscone errante vaga senza pace per il porto di Chioggia. Buonanotte.
Ore 21,00 Al sorgere del sole, sguardi assonnati s'incrociano in coperta dopo una notte più o meno tribolata. Alla riaccensione dei motori una gran fumana sul ponte di poppa scatena un principio di panico, il Nanan perde il generatore d'energia, cause da accertare. Rimaniamo tutti spiazzati dall'inconveniente, la navigazione può procedere, anche se parte dell'impianto elettrico non è utilizzabile. Zac, al contrario, sprigiona energia in abbondanza. Potremmo attaccare a lui le batterie. Incontenibile e impaziente all'obbligato stand by, Nicolò riparte di slancio senza accusare i postumi della notte insonne.
Ore 22.00 Siamo in marcia sulle placide acque della laguna di Chioggia. Protetti dalle dighe, l'avventura continua. L'inconveniente del generatore, tra le tante problematiche che ha portato, preclude anche l'uso delle piastre elettriche della cucina. Niente caffè, mi dispiace. Mentre Zac procede al suo ritmo seguendo le vie d'acqua indicate dai pali, noi ci scateniamo alla ricerca del caffè perduto nel microcosmo delle palizzate, veri e propri paesini sviluppati sulla striscia di terra delle dighe. Un altro mondo, un’affascinante realtà.
Ore 23.00 E' il momento della sostamerenda, altra dose di carboidrati per Zac. Si mangia e si scherza, l'allegria non manca mai. Stavolta, però, la ripresa della vogata non è più brillante. Le ore trascorse insonni, le miglia percorse, iniziano apesare sulle robuste spalle del bagnino. Inoltre, i colpi di remo sono appesantiti da alghe che oppongono maggior resistenza all'azione. Superato un faro di segnalazione, l'agile moscone può tagliare per accorciare la strada passando per il centro della laguna, mentre il Nanan è costretto a seguire la strada che gira ai margini, a ridosso delle dighe. Navighiamo in un ambiente incredibile, dove l'uomo vive in piena simbiosi con il mare, traendone sostentamento e adattandosi alle sue regole.
Ore 25.00 Ci ricongiungiamo all'estremità nord della laguna; "terra in vista", si scherza sul ponte di prua, si vede Venezia.
"Redentore, stiamo arrivando, stiamo arrivando, forza Zac, porta il moscone al Canal Grande da trionfatore!" - urlano scatenati Stefano R. e Andrea. Nicolò è esausto. Manca ancora un po', il fisico è provato e bisogna ricorrere a tutte le riserve psico-fisiche per portare a termine l'impresa. Dalla barca si cercano i contatti con le autorità veneziane e con l'assessore Guerrieri, partito di prima mattina da Ravenna per ufficializzare l'impresa. Dovrebbe essere tutto in ordine… forza Zac, un ultimo sforzo.
Il Ridolfi inizia uno show da vocalist strepitoso, è uno spettacolo, grande Stefano. Passiamo la prima isola, Santa Maria delle grazie, o come la chiamano più semplicemente la Grazia, una formazione artificiale dove spicca il muro perimetrale di mattoni rossi. Idealmente entriamo nel rettilineo finale, delimitato dalle “bricole”, gruppi di tre pali conficcati nel fondo, che indicano la zona dei canali profondi e le secche. Palo singolo, canale navigabile, due pali, pericolo secche. Zac ritrova forza e verve, in vista del traguardo, il leone di Venezia ruggisce ancora! E’ incredibile come l’entusiasmo, la vista dell’obiettivo moltiplichi le forze, trovando energie fino a qualche istante prima insperate. Ma è il bello della diretta. Poi è la volta della massiccia sagoma della Giudecca, che in realtà è formata da un insieme di isole collegate tra loro. Imbocchiamo il canale della Grazia, dove si affaccia il lussuoso hotel Cipriani, gli ospiti affacciati sembrano non credere ai loro occhi alla vista del moscone rosso. Cenni con le mani salutano il passaggio. Per l’occasione Nicolò ha indossato una maglietta a righe bianco blu in classico stile veneziano. E’ spettacolo allo stato puro.
Seguiamo il profilo dell’isola di San Giorgio maggiore, dove svoltato l’angolo si erge maestosa la facciata dell’omonima basilica, con il campanile alto 75 metri a troneggiare imperioso. Il nostro eroe è incontenibile, stringe contatti, scambia battute con chiunque entri nel suo raggio d’azione. C’è anche l’incontro tanto atteso con un’aristocratica gondola; è un momento fantastico, due tradizioni, due realtà storiche a contatto. Dopo il passaggio nel canale delle Grazie si apre ai nostri occhi la leggendaria piazza San Marco. Il traffico nelle acque della laguna e incredibile: navi, traghetti, barche a vela, catamarani, gondole, c’è tanto fermento, e ci mancherebbe… è arrivato il “redentore”!
Dopo un passaggio radente di fronte alle colonne di San Marco e San Tòdaro, porta d’accesso alla città e allo spettacolare trionfo del gotico del palazzo ducale, le autorità veneziane ci indicano di ormeggiare di fronte al museo storico navale. Ideale contesto per ricevere l’Ulisse di Ravenna e per instaurare un gemellaggio tra due grandi tradizioni marinare. Un rappresentante del comune celebra il successo di Nicolò consegnandogli una targa, i turisti di passaggio applaudono a scena aperta, arriva anche l’assessore Guerrieri per suggellare la riuscita dell’impresa.
Nicolò, ce l'hai fatta!
In 27 ore hai scritto una nuova storia per entrare nella leggenda. In 27 ore hai contribuito ad avvicinare le culture di due grandi città di mare, lanciando un ponte virtuale alle nuove iniziative che potranno nascere tra le due rive.
Grande Nicolò! E' il momento di festeggiare. Possono partire i fuochi d’artificio: si dia inizio alle danze!
Prossimi appuntamenti: Pantelleria, Tevere, Tamigi... Marte.
Un ringraziamento sentito a chi ha creduto e sostenuto questa impresa rendendola possibile:
Cantiere Nautico De Biagi e Magi CATTOLICA
Associazione cronometristi RAVENNA
Banca Popolare di Ravenna
Celli Sport RAVENNA
Auto Sport RAVENNA
Ravenna web tv
Bagno Merida PUNTA MARINA TERME (RA)
Loveria Caffetteria pasticceria PUNTA MARINA TERME (RA)
Ristorante pizzeria Moriconi PUNTA MARINA TERME (RA)
Gri & So Lavanderia self service PUNTA MARINA TERME (RA)
Lava & asciuga 24 ore self service Porto turistico Marinara Ristorante pizzeria Silvio Marina di Ravenna
Bagno Calipso CASALBORSETTI (RA)
Bagno Girasole CASALBORSETTI (RA)
Unione Sportiva Russi
Polo nautico vento di Venezia Isola della Certosa VENEZIA
Atelier di Zago e Molin VENEZIA
di Stefano Medici
Foto Studio Montalti