Remake Fandango, racconto per l'estate
Remake Fandango
Anno 2020, Marina di Ravenna, l'estate è alle porte, la grande distesa di sabbia bianca sembra svegliarsi dal torpore invernale abbagliando gli occhi dei primi eccitati visitatori.
Un luccichio più intenso, un piccolo riflesso nell'immensità di quello spazio attira l'attenzione di un ragazzo. Curioso come nella natura della sua giovane età si avvicina a grandi passi verso quel punto luminoso che brilla al sole. Una bottiglia incrostata dalla salsedine affiora dal terreno e si mostra misteriosa al suo trovatore. Il ragazzo la dissotterra eccitato e la osserva attento, il tappo è ancora integro e sigilla il contenuto dal mondo esterno. Whisky, rhon, assolutamente no... un foglio arrotolato, il classico message in a bottle. Impaziente, esaltato, incredulo toglie il tappo estrae il pezzo di carta e legge le poche parole in parte scolorite dall'umidità.
"Aiuto! non riusciamo più a ..... ......, siamo prigionieri della nostra ... il tempo ..... per tutti, aiuto!" Un grido d'aiuto, forse qualcuno è stato rapito tanto tempo fa, forse un sequestro... coi tempi che corrono.
Anno 1988, l'estate sta per iniziare, io e la mia "compagnia" d'inseparabili amici ci apprestiamo ad inaugurare la nuova stagione marittima. Il rituale è sempre lo stesso, appuntamento al solito bar del paese, aperitivo d'approccio per iniziare la serata e via in autostrada verso la mitica riviera romagnola. Sosta alla stazione di servizio con il coro cerimoniale "autogrill... autogrill" birra da viaggio e via verso il mare. Aperitivo nel locale di tendenza guardando intappi di ogni genere, pizza e fiumi di birra nel ristorante della nostra amica cameriera, poi via verso le disco della collina, surfando a turni sul tetto della macchina in pieno stato d'esaltazione, ed infine la sala da ballo la discoteca...
Long drink, shot drink, wodka lemon e lemon wodka fino a perderci nell'oblio dell'alcol...”yeah! che sballo...”
Il risveglio è come sempre da incubo, ci trovavamo completamente svaccati su un telo dopo una notte di baldoria. Poche ore di riposo prima che i raggi infuocati di un sole impietoso stronchino le ultime velleità di un sonno ristoratore. Un leggero mal di testa, una bocca impastata dai tanti bicchieri vengono prontamente dimenticati da un miracoloso caffè e sopratutto dalla prestanza fisica veramente disarmante della giovane età. Non si sa dove nascono certe idee, non si conosce dove prendano corpo determinate iniziative, ma ogni tanto arrivano.
Perché non fare il remake di Fandango?
Fandango è un film del 1985 con Kevin Costner giovane protagonista alla sua prima grande ribalta internazionale. Una pellicola carica di significati come l'amicizia, la ricerca della maturità, l'amore, l'avventura, la patria, capace di intrigare anche il più distratto degli spettatori. La cosa che mi è rimasta impressa è stata l'idea di nascondere una bottiglia di don perignon “Don” in un luogo lontano per riprenderla a posteriori per una particolare occasione. L'entusiasmo dell'iniziativa, i residui d'euforia della sera precedente risultano un mix incontenibile. La bevanda più in voga del momento è il rhon, perciò decidiamo di eleggere come nostro testimone una bottiglia di Matusalem "Mat". Per differenziarci da Kevin e i suoi amici pensiamo però ad un altra possibilità, non sotterrare la bottiglia nel terreno, ma consegnarla al mare come un simbolico messaggio vincolandola ad una catena con all'estremità un peso considerevole e gettarla al largo in una zona rintracciabile appuntando le coordinate.
Estate 2008, quarantenni quasi tutti sposati con dei figli, primi capelli bianchi, ampie chiare sulla nuca, organizziamo un remember con serata al mare. Il nostro vecchio bar non esiste più il paese assomiglia ad un sobborgo metropolitano, ci troviamo ad un anonimo parcheggio e partiamo. Subito un vortice di domande e risposte, come stai? il lavoro?, i figli? fa passare nel dimenticatoio il famoso grido di battaglia "autogrill... autogrill". Raggiungiamo Riccione e il locale di tendenza dove “aperitivare”, ma, cos'è tutta quella confusione, la musica così alta, decidiamo di cambiar posto per un bar più tranquillo. Dopo un leggero spritz,"non ho più il fisico e poi bisogna guidare", è la frase ricorrente, raggiungiamo la pizzeria. I fiumi di birra sono ora sono diventati una “media” massimo due. Ogni conversazione inizia con "ma ti ricordi quella volta" e via all'infinito fino a quando le palpebre iniziano a diventare pesanti come maacigni. Qualcuno lancia una proposta poco convinto: "ora tutti in disco", ma non trova molti consensi anzi sono più i “ma sei matto son troppo cotto”. Per cercare di rianimare la serata propongo il recupero di Mat e prima ancora di finire la frase un coro di si risuona nel locale. Recuperiamo un GPS, prendiamo in prestito un moscone e ci dirigiamo verso il nostro obiettivo favoriti dalla luce di una splendida luna piena, Raggiungiamo il punto e dopo diversi tentativi recuperiamo la nassa ancorata a tre metri di profondità. Festeggiamo con entusiasmo l'incredibile avvenimento, poi con solenne cerimoniosità brindiamo alla nostra amicizia, Seccata la bottiglia ogni velleità di baldoria è completamente finita, raggiungiamo la riva e ci sdraiamo esausti sui lettini. Con un ultimo sforzo, per ricordare la rimpatriata, scrivo un pensiero su un foglio, lo inserisco nella bottiglia e la riconsegno al mare.
Il pensiero diceva. "Aiuto! non riusciamo più a stare svegli, siamo ormai prigionieri della nostra età il tempo passa per tutti, aiuto!"