Polonia, Gdansk (Danzica) 2008
Polonia un paese stupendo ricco di sorprese, siamo a Stogi sobborgo di Danzica, al camping 218.
Un luogo selvaggio, nascosto all’interno di una lussureggiante pineta a due passi da acque tumultuose, l’estremo mar Baltico.
Si respira il profumo della natura mescolato con la fragranza della salsedine.
Tante piste si sviluppano tortuose, tra alberi dalle forme bizzarre, fino a raggiungere la spiaggia. Una distesa sconfinata di sabbia bianca baciata da un mare agitato.
“Come resistere alla tentazione di una corsa rigenerante dopo lunghi giorni di viaggio?”
“Come contrastare il richiamo primordiale dei sensi?”
Una sola risposta, “Impossibile”.
Sistemata la logistica della family, infilo le scarpette da jogging, i pantaloncini elasticizzati da running, una maglietta tecnica e saluto i miei angeli.
Infilo il primo viottolo di fronte alla tenda per uscire dal camping e con un quieto ritmo da turista, inizio la mia corsa verso il litorale.
Senza la musica del fido mp3 che mi accompagna nella routine quotidiana sulle strade di tutti giorni, seguo la voce del mare che si ode in lontananza.
La serenità trasmessa dall’ambiente circostante, infonde sicurezza allo stato psico-fisico, portano inevitabilmente ad un aumento dell’andatura.
Il sentiero scorre veloce sotto la suola delle mie inseparabili scarpette, sfiorato appena da passi leggeri e silenziosi che si alternano con una cadenza regolare.
Quando il frangersi delle onde si fa sempre più forte la strada giunge ad un bivio, svolto a destra per lo stradello che accompagna parallelo la spiaggia all’interno della pineta.
Mi addentro in un mondo nuovo, nella più completa solitudine.
Le immagini scorrono come fotogrammi di un film d’altri tempi.
Paesaggi si susseguono ininterrottamente come dipinti appesi sulla parete di una galleria d’arte.
Correre, respirare, diventare soggetto involontario di un’opera straordinaria chiamata natura.
Un ambiente incontaminato ancora libero dalla schiavitù dettata dalla prepotenza dell’uomo.
Il tempo, e la strada percorsa, passano veloci nell’esaltazione dei sensi.
Alte dune da una parte e una fitta vegetazione dall’altra, mi separano ancora dalla spiaggia, non ci sono sentieri per raggiungere il mare, anzi una blanda delimitazione segue il sentiero.
Dopo qualche chilometro in attesa di una svolta decido di rompere gli indugi.
Esco dal viottolo principale ed inizio ad attraversare un ondulato territorio modellato dal vento.
Le collinette sembrano non finire mai, poi all’improvviso, saltando dalla cima di un dosso, mi accorgo di aver appena superato una costruzione, forse un bunker ben mimetizzato, immediatamente immagini dello sbarco in Normandia mi affollano la mente, siamo lontani da quelle coste, ma forse anche queste zone sono state teatro di avvenimenti analoghi, la morfologia del territorio dovrebbe essere simile.
Lo scenario improvvisamente si trasforma nel set di una pellicola di guerra, ogni anfratto ogni cespuglio potrebbero celare sorprese, avanzo zigzagando tra le pieghe del terreno udendo gli echi della battaglia evocati dalla mia fantasia.
Granate, colpi d’artiglieria pesante, raffiche di mitragliatrici, salvate il soldato Ryan.
Continuo a correre assorto nei pensieri fino alla cima di una montagnola più alta ed ecco finalmente, potente ed esuberante, il mare a spazzare con la sua forza la mente dalle recenti divagazioni.
Scendo come in trance verso il bagnasciuga e proseguo la mia corsa giocherellando con la risacca delle onde.
In lontananza s’intravede un porticciolo, continuo per la mia via con l’intenzione di raggiungerlo.
Controllo il cronometro, una mezz’ora già trascorsa, decido di imboccare il primo ingresso verso l’interno dove gli appoggi sono migliori, per far ritorno al campeggio.
Ecco finalmente una strada, grande abbastanza per permettere il transito alle autovetture, inizio a percorrerla ad un buon ritmo convinto di raggiungere la via principale in breve tempo.
Chilometri si sommano a chilometri, questo sentiero che s’inoltra in una fitta foresta sembra non finire mai, pensieri, angosce, e ansia iniziano a salire;
Se mi perdo in questo bosco senza il telefonino, chi mi ritrova più?
Se c’è qualche maniaco che si aggira tra gli alberi, come nel film un tranquillo week end di paura?
Decido di abbandonare le mie convinzioni razionali d’orientamento e svolto a destra dentro la macchia.
Questa direzione dovrebbe riportarmi alla tenda costeggiando il mare, procedo “navigando a vista”. Sono ormai come un marinaio in balia degli eventi, abbandonato dai suoi strumenti.
Il tempo prima gioviale compagno di viaggio ora sembra una mannaia terribile sulla mia testa.
Finalmente uno spiazzo mi appare come un dejà vu, un luogo già visto all’arrivo a Danzica. La prima impressione è quella giusta, con grande sollievo raggiungo la strada maestra.
Non era il punto in che il mio gps mentale aveva previsto, ma comunque una zona familiare da potermi finalmente tranquillizzare.
Aumento l’andatura al massimo delle mie possibilità ormai consapevole della distanza che mi separa dal traguardo.
Sfreccio accanto a villeggianti a passeggio fino ad intravedere l’insegna del camping.
Posso, in conclusione, tirare un sospiro di sollievo e sciogliere i muscoli ripensando all’esperienza appena vissuta.
“La seconda guerra mondiale scoppiò all’alba del 1° settembre 1939 con l’invasione tedesca della Polonia.
I combattimenti iniziarono a Danzica quando la nave tedesca Schleswing-Holstein cominciò a bombardare il posto di guardia polacco sulla Westerplatte,. La guarnigione, che contava solamente 182 uomini resistette sette giorni prima di arrendersi, ricevendo l’onore delle armi dai nemici.”
Una corsa nella storia