Ecuador, Banos 2001
Equador terra di vulcani, è così che abbiamo impostato il tour della regione sudamericana io Sandro e Stew inseparabili compagni di ventura.
Questa regione offre molteplici possibilità turistiche ai visitatori provenienti da ogni dove, dalla foresta amazzonica, alle coste del pacifico, dai vulcani più alti del mondo, alle favolose Galapagos.
Noi abbiamo scelto un percorso da nord a sud partendo dal perfetto cono del Cotopaxi per arrivare al vertiginoso Chimborazo. In mezzo si trova la tranquilla località termale di Banos crocevia per Puno ultimo avamposto prima della profonda amazzonia.
Proprio in questo paesino alle pendici del vulcano Tungurava ho deciso di sgranchirmi le gambe, di assaggiare il territorio sud americano con una corsetta esplorativa. Nel giro di ricognizione effettuato il giorno precedente avevo notato alcuni invitanti sentieri arrampicarsi su versanti da apnea. Dopo un anno passato a sudare su e giù per gli scalini di san Luca sui colli bolognesi sono pronto ad affrontare la stimolante impresa. Approfitto di una siesta dei mie amici e parto determinato al piccolo trotto.
Inizio seguendo la strada principale verso valle, passando a fianco di tanti caratteristici locali pregustando la colazione che di li a poco mi aspetterà come meritato premio per il mio sforzo.
Corro tranquillo cercando di assorbire l’essenza del luogo prima che la strada inizi a salire.
Guardando i tanti ristoranti, bar, negozi che animano il viale mi tornano alla mente le immagini del film Dante’s peak con Pierce Brosman dove la spensierata località vacanziera veniva insidiata dal vicino vulcano. Anche Banos vive succube del capriccioso Tungurava, ogni tanto allertata dai suoi risvegli.
Raggiungo agevolmente la parte bassa del paese, e passo rallentando il ritmo, davanti ad una chiesa caratteristica con tanto di torre dell’orologio in perfetto stile coloniale incorniciata in un contesto di esuberante vegetazione da rimanere senza fiato. Sullo sfondo spicca anche una piccola cascata molto suggestiva che risplende tra montagne imponenti.
Vorrei arrampicarmi per una lunga scalinata che porta ad un piccolo santuario, ma all’ultimo istatonte cambio idea e riprendo la strada di prima sull’altro lato dirigendomi con vigore verso il complesso termale grande attrattiva della località.
Lo sforzo aerobico combinato con il clima estivo del paese iniziano a favorire un abbondante sudorazione, quasi mi vergogno a passare a fianco di contadini, indio e artigiani che devono faticare per la pura sopravvivenza. Cerco di uscire dai riflettori dell’arteria principale per infilarmi in viottoli meno battuti. Continuo la mia performance con più serenità. Supero i bagni termali fino al cimitero della comunità, e ci giro attorno affascinato dai rituali delle persone. All’improvviso arrivo in fondo alla via e mi trovo davanti ad una curiosa e inquietante segnalazione. Sulla carreggiata e sulla cartellonistica verticale le iscrizioni catturano la mia attenzione, “via d’evacuazione” in caso di eruzione, rimango d’acuito titubante, quasi freno all’idea di una tale eventualità, poi superato l’attimo mi diletto a seguire le frecce fino al limitare dell’abitato. Ad un certo punto un boato tremendo seguito da una forte vibrazione del terreno mi gela il sangue nelle vene, mi giro verso il vulcano, e vedo un fumo nero che esce dalla cresta. Il panico è la prima reazione, ma la lucida analisi che segue, mi porta ad aumentare la corsa seguendo la via d’evacuazione. Corro al massimo delle mie possibilità, respirando a bocca aperta, fino a rimanere senza fiato. Durante la “fuga” profonde crepe si aprono sul manto stradale, incespico in una buca e di soprassalto torno alla realtà… stavo semplicemente fantasticando, forse influenzato dall’altitudine o forse dall’eccessivo sforzo. Corro in leggero affanno, pensando all’incredibile suggestione, allo scherzo della mia mente,raggiungo il ponte che supera il fiume, confine naturale alle forze della natura, poi ritorno alla base guardando rispettoso e al contempo intimorito la sagoma del Tungurava scomoda presenza nella vita del paese e paurosa visione nella mia fantasia.
Corsa sui carboni ardenti