StraBologna 2011

Anche quest'anno la StraBologna va in archivio, ma la 32° edizione rimarrà agli annali come una delle più belle di sempre. Ecco la cronaca della piacevole "sgambata" tra le vie della città.

Un sole splendente riscalda il "crescentone". Un cielo azzurro intenso dona serenità allo spirito. Lo speaker procede incalzante con il suo elenco di ringraziamenti a collaboratori e personaggi famosi presenti alla rassegna. Tra i tanti non poteva mancare lui, l'onnipresente Maurizio Cevenini, apparso improvvisamente, paventando un buon stato di forma dopo il “tirotto” di quel 18 ottobre, sotto il palco si raduna il gruppo di “succede solo a Bologna” con la maglietta "soccia che fadiga", provo a incoraggiarli: “forza ragazzi, dobbiamo ancora partire”. Lo start si trova in piazza maggiore, manca ormai veramente poco, il Cev, c'è e mostra in bella evidenza il libro "di corsa attorno al mondo dalla StraBologna ai confini della terra", si temporeggia un po', forse manca qualcuno… ma certo, il grande Gianni Morandi. Per fortuna arriva, eccolo, abbronzatissimo, direttamente dal palco dell'Ariston. E allora, per celebrare i 150 anni dell'unità, nello spirito sportivo, tutti UNITI, mano sul cuore e via con l'inno di Mameli… “borobom, borobom, borbombombom… l'Italia chiamò”, veramente da pelle d'oca, forse meglio ancora dell’interpretazione del grande Benigni. L'entusiasmo è alla stelle, si fatica a contenere le diecimila anime scalpitanti… finalmente ci siamo:"Pronti, ai posti, via!", partenza col botto… o quasi. Attendo lo svuotarsi della piazza guardando con curiosità le magliette celebrative. Ci sono molte presenze gialle con la scritta "Luca corri con noi" per ricordare un amico che non c'è più, ci sono i gruppi podistici con i propri colori, e tantissime altre t-shirt con simpatiche frasi ironiche. Mi accodo al serpentone e cerco di prendere il ritmo, zig zagando tra la marea umana di persone presenti in strada. Affronto con attenzione via Rizzoli e Ugo Bassi, cambiando marcia alla svolta per via Marconi. La strada larga permette di trovare spazi per correre in scioltezza, l'azione si fa buona e la velocità aumenta considerevolmente. In un attimo di distrazione, rischio la brusca "fermata" schivando per un soffio l'aiuola del CIVIS, crea già problemi adesso figuriamoci dopo. Proseguo verso piazza dei Martiri dove affronto la rotatoria andando ad allargare sull'esterno per vedere la bella fontana che zampilla come un geiser. Poi avanti per via Irnerio, non ho studiato il percorso, ma per il momento direi che ricalca quello della passata edizione. Continuo a superare persone correndo ad un buon ritmo, la gamba è tonica e le energie fluiscono esuberanti. La svolta per via Bertoloni e poi la frizzante via delle Belle Arti tagliano i ponti col passato, mi appresto a vivere una nuova avventura alla scoperta del nuovo percorso. Imbocco via delle Moline rallentando quasi passeggiando per godermi il fascino magnetico del canale, un angolo incredibile, poi riparto di slancio impaziente di vedere quali altre sorprese hanno preparato gli organizzatori. Un’altra bella novità è rappresentata dal passaggio sotto la torre Prendiparte, la seconda per altezza dopo la torre Asinelli, veramente superba e degna rappresentante del mito della Bologna delle 180 torri. Dopo un primo sguardo fiero all’antica città verticale, il percorso entranel cuore dell’ex ghetto ebraico, via Oberdan, vicolo S. Giobbe, via dell’Inferno, via del Carro, le atmosfere sono sempre particolari, si percepisce l’oppressione, l’estraniazione dal resto della città, ci sono pochi portici, elemento distintivo di Bologna e alcune case sono messe in comunicazione da passaggi sopraelevati. Le piccole vie dell’area si snodano tortuose, costringendo il serpentone a procedere in colonna, l'andatura cala paurosamente. I ragazzi davanti a me commentano chiaramente: “non è sicuramente una corsa per fare tempi, è un tracciato a 90 gradi”, riferito alle numerose curve secche. Continuo la corsa per le vie del ghetto rimanendo, per un attimo, scosso, al cartello via Valdonica, che evoca un terribile attentato avvenuto a Bologna, l’assassinio del professore Marco Biagi. Imbocco via Marsala in piena spinta e allungo ulteriormente in via Zamboni, dove i ragazzi della zona offrono scherzosamente birre agli atleti, finché qualcuno non ne prende veramente una e inevitabilmente urla e improperi si perdono tra la folla. Attraverso piazza Verdi avvolta in una tranquillità irreale, o forse normale per l'orario e mi godo la visione del sempre affascinate teatro comunale. Un'altra serie di caratteristiche stradine, abitualmente poco frequentate porta il gruppone ancora uniforme sotto le due torri, spettacolari prime donne del panorama felsineo, capto una conversazione del gruppo a fianco:“lo sapevi che in quel lato della Garisenda c’è una lapide che riporta alcuni versi di Dante del canto XXXI dell'Inferno, vv. 136–141 della divina commedia, dove menziona la torre “. Io sinceramente non me lo ricordavo, ma le corse sono anche cultura. Non passano che pochi secondi per la riflessione che il tragitto riserva altre sorprese, infatti, appare, come per magia, sotto la statua di san Petronio, Maurizio Cevenini, a batter il cinque ai passanti, incredibile. Grande Cev, davvero onnipresente. La corsa prosegue per via Maggiore dove posso godermi la “palafitta” di casa Isolani, poi nuova brusca sterzata per via Gerusalemme per giungere alla stupenda piazza Santo Stefano, ben introdotta da un magnifico glicine, pendente da un terrazzo all’entrata da via Santa. La corsa arranca sull'aspro ciottolato della piazza, sembra quasi un cross fino al palazzo della Mercanzia. In via Castiglione caviglie e ginocchia possono tirare un sospiro di sollievo, che dura l'attimo di una fulminea intuizione, il tratto di via Farini porterà nuovamente, la comitiva dopo la parentesi dell’anno passato, alla salitella di san Giovanni in monte, il mio tratto preferito. Forzo l'andatura al limite, incurante delle ripercussioni, sul mio terreno voglio dare il 200 per 100. Scavallo il monte degli ulivi bolognese come in trance, continuo a spingere sui polpacci incurante della fatica, di nuovo via Castiglione, san Domenico, XII giugno, piazza dei tribunali in leggera discesa, il cronometro dovrebbe segnare la mia miglior prestazione al km. della gara. La deviazione per l'ampia e stupenda piazza s. Domenico, con il suo ciottolato di fiume, con le sue tombe simili a quelle presenti vicino alla chiesa di san Francesco, è un'altra novità di quest'anno, gli spazi aperti dove grandi folle si radunavano ad ascoltare le prediche dei frati domenicani, consentono un leggero rifiato, un plauso agli organizzatori dell'UISP. Ci si sposta poi nel quadrante ovest della città seguendo un bel percorso, che favorisce un buon ritmo, sostenuto e costante, piazza Cavour, via Farini piazza Galvani, prima di un'altra riscoperta della Bologna verticale in corte Galluzzi, un'altra torre ricca di fascino, ben integrata ora con la libreria Mondadori, elevazione della cultura. Il prosieguo riserva ancora piacevoli sorprese, come il passaggio a fianco della chiesa dello Spirito Santo, lato francamente mai degnato di particolari attenzioni, rivalutato invece con buone sensazioni con il suo caratteristico campaniletto ricostruito nella forma originaria. La fatica delle accelerazioni precedenti, del mancato rifornimento, della calda giornata, delle emozioni a raffica, si manifesta prepotentemente al km. 8, rallento la corsa all'altezza di via Nosadella, trascinandomi le gambe fino in via sant'Isaia. Le energie tornano a fluire vigorose solamente in concomitanza col passaggio in piazza san Francesco, la vicinanza del traguardo ha sempre un effetto rinvigorente sugli atleti, la splendida chiesa in stile gotico, è sempre un bel vedere, il finale della corsa non può che essere in crescendo, arrivo sul rettilineo finale di via indipendenza, oserei dire, fresco come una rosa, e in effetti devo ammettere che il grado di allenamento di quest'anno è registrato su distanze più lunghe: "RUN TUNE UP… arrivo". Taglio il traguardo tra una folla festante, questa edizione è stata veramente una festa della città, famiglie felici, atleti soddisfatti, turisti sbalorditi, in molti, col passare degli anni potranno dire: "StraBologna 2011, io c'ero!"

Stefano Medici
Di corsa attorno al mondo Dalla strabologna ai confini della terra