Snow Giardini Margherita

La neve, il freddo, il gelo, ricordo sempre la frase dell’amico Franco: “se quando corri hai freddo, vuol dire che non vai abbastanza forte”. C’è un fondo di verità in quelle parole, andando a ritmo sostenuto la temperatura è solo un dettaglio insignificante, le condizioni atmosferiche solo lo sfondo del panorama invernale. Sta nevicando forte in questi giorni di dicembre del 2009, dicono che da decine d’anni non si vedeva un precipitazione di questa portata. Mi vesto adeguatamente ed esco dall’ufficio per il consueto allenamento della pausa pranzo. Parto al piccolo trotto per sciogliere i muscoli e soprattutto raggiungere la parte meno trafficata del percorso. Un tragitto dal lavoro a casa tra periferia, colli, e centro della tranquilla Bologna. Non ci sono molte automobili in giro,attraverso la strada principale per raggiungere un grazioso sentiero che si sviluppa tra le nuove realizzazioni edilizie della zona, la neve ha completamente coperto il marciapiede, bisogna correre con attenzione per non scivolare sul ghiaccio formato. Dopo poco tempo sono già pentito della mia decisione di uscire lo stesso nonostante le bizze del tempo. Penso agli allenamenti di Rocky nel quarto episodio della saga, e sorrido pensando ad alcune esclamazioni del film, Adrianaaaaaa, ti spiezzo in due.
Senza accorgermene mi ritrovo ai piedi della salita per la via dei colli, e inizio a scalare l’ostacolo con grinta e caparbietà, Quando nevica è tutto molto tranquillo, i rumori vengono attenuati, una sensazione di pace, di immobilità sembra depositarsi delicatamente sulla nostra vita. La corsa ritrova fluidità in quell’ambiente che pare fatato. Dopo lo scollinamento inizio a scendere per le strade che portano all’entrata nord dei Giardini Margherita. Ogni volta è come entrare in Central park alla fine dellafamosa maratona di New York, non ho mai partecipato, ma è così che lo immagino e spero un giorno di vivere quel sogno. Ci saranno 15 centimetri di neve depositati a terra, non c’è nessuno in giro, sembra un luogo fuori dal mondo, difficile pensare che poco distante i viali della circonvallazione sono bloccati a causa d’incauti automobilisti e ritardati interventi. Corro in senso orario per l’anello esterno, è sempre un bel circuito, passo a fianco dell’area sportiva divisa tra circolo tennis e polo del basket, superata la quale imbocco la discesa che porta al vecchio zoo, indelebile ricordo di anni passati, ogni volta è un amarcord dei tempi andati, un flash back d’immagini ingiallite. Vado oltre attraversando l’area giochi con vasca dismessa, e mi dirigo verso il laghetto centrale, l’acqua e tutta ghiacciata, le fontane nel mezzo sono spente, mi chiedo come staranno le tartarughe abituali frequentatrici della zona. Le paperelle sono in giro, sull’altra sponda dello specchio d’acqua, le osservo nella loro buffa andatura prima di affrontare i due ponti gemelli che collegano le due rive, svolto a sinistra seguendo una rotta tracciata, mi perdo qualche secondo nell’immenso spazio che si apre attorno a me nell’area verde del parco, poi mi dirigo verso l’uscita di porta santo Stefano l’equivalente del Colombus circus di central park.
Tabacco un po’ di scarichi del già citato viale per raggiungere la chiesa del baraccano e perdermi nuovamente per i viottoli del centro fino a casa. Il finale è sereno un po’ perché dopo una corsa così il cuore e i pensieri sono più leggeri, un po’ perché trottare sotto i portici è più agevole che sopra la neve.

Buon natale a tutti…